Adele Nunziante Cesàro, Gina Troisi
– Abstract –
Le autrici mostrano la continuità esistente tra dittatura di Stato e dittatura privata, evidenziando quanto entrambe siano fondate sulla strategia del terrore più che della paura. Come nei regimi totalitari governati dal terrore è quasi impossibile, senza appoggi economici e socio-politici, articolare il dissenso o la resistenza, così il silenzio delle donne vittime di violenza, spesso incomprensibile, è invece un prodotto della passività impotente che chi esercita la dittatura privata intenzionalmente produce. Le ferite del corpo e della mente sono tali da non promuovere la fuga, come l’emozione della paura potrebbe determinare, bensì la sottomissione coatta e il terrore di morire se si tenta di uscire dalla passività. Sonoriportate estrapolazioni tratte da interviste a donne che hanno subito violenza all’interno di una relazione coniugale e che si sono rivolte a un centro antiviolenza del territorio campano dopo molti anni di permanenza nella relazione. Solo in presenza di un legame gruppale può farsi strada una strategia di resistenza o la possibilità di denuncia. Diventa allora rilevante il ruolo dei luoghi d’ascolto e di strutture protette in cui le donne possano sconfiggere il terrore che aveva disorganizzato il pensiero e la parola per uscire dal silenzio con azioni appropriate.